Perché il pellegrinaggio è importante e quali i santi che si opposero ad esso?

Il pellegrinaggio rappresenta un aspetto significativo della vita spirituale, un’evasione dalla vita quotidiana ed è da sempre stato presente in molte delle principali religioni. I Greci si recavano a Delfi, i Peruviani a Cuzco, i Musulmani a la Mecca e gli Ebrei a Gerusalemme. Abbiamo appena citato alcuni dei luoghi in cui i credenti si recavano, e che tuttora si recano. Da sempre questi rappresentano un posto speciale per il fedele dove rifugiarsi o cercare un aiuto spirituale.

Quando parliamo di Cristianesimo, non tutti forse sapranno che questo ha ereditato dal mondo religioso orientale e classico la pratica del pellegrinaggio. In questo particolare caso facciamo riferimento alla venerazione di luoghi e oggetti sacri appartenenti a Cristo, ai santi e agli apostoli, da cui poter trarre giovamento spirituale. È capitato tuttavia che, nel corso della storia, ci fossero alcuni santi, come San Girolamo o San Gregorio Nisseno, che si opposero alla pratica del pellegrinaggio perché visto come un movimento che comportava disordine e caos, perdendo così di vista lo scopo primario di questo viaggio.

Per citare alcune delle mete principali di pellegrinaggio cristiano: la Terra Santa, il Cammino di Santiago de Compostela, Medjugorje, Santuario di Lourdes, Santuario della Madonna di Loreto. Queste sono alcune delle tante destinazioni principali di pellegrinaggi che molti dei fedeli decidono di intraprendere nel corso della loro vita. Come disse anche Papa Benedetto XVI, andare in pellegrinaggio vuol dire sì visitare, ma soprattutto entrare in contatto con il Signore e/o i santi. Parole queste che meglio sintetizzano quello che è il significato di questo viaggio sia fisico, ma anche e soprattutto spirituale. (Perché un pellegrinaggio è un aspetto importante della vita spirituale?)